Scozia e Cornovaglia 2019

1^ e 2^ giorno

      Finalmente fuori!! Quest’anno le vacanze sono state desiderate come poche volte. La stanchezza accumulata durante l’anno e questo ultimo mese di caldo torrido hanno consumato tutte le ultime energie.
Poche note in questi due giorni. Ieri dopo un noioso trasferimento autostradale (con annessa chiusura di un tratto per incidente, code, deviazioni, ecc.) sono arrivato alle pendici del monte Bianco e ho valicato le Alpi passando dal colle del Gran San Bernardo 2473 metri. Durante la salita piano piano la calura accumulata si è disciolta in un dolce, fresco alpino. Il verde e le montagne hanno riempito il mio panorama dandomi come sempre una grande serenità e rilassatezza. Sul passo un doveroso saluto agli splendidi esemplari di Sanbernardi, qualche foto di rito e poi giù verso la Svizzera. E quasi a volermi ricordare la sua presenza, ecco che il navigatore si lancia in una delle sue migliori performance, prediligendo le stradine alpine invece di prendere l’autostrada che mi avrebbe portato direttamente ad Annecy. Percorso molto bello, ovviamente su e giù per passi alpini con panorami bellissimi. Dopo vari tentativi del navigatore (ignorati) di portarmi in strade più simili a mulattiere, arrivo a Chamonix dove ammiro il versante francese del Monte Bianco. Quindi riprendo (autonomamente e ignorando il petulante navigatore) l’autostrada per gli ultimi 90 km che mi separano alla prima tappa, Annecy, dove arrivo in tarda serata. Quindi campeggio, tendina, cena e sprofondo in un sonno ristoratore.
Oggi giornata di assoluto relax. Passeggiata a piedi lungo il lago, prato, asciugamano all’ombra, bagnetto nel lago e….. relax. Si ricaricano le batterie.
Riposino pomeridiano e giretto per Annecy. Domani trasferimento a Calais 820 km salvo improvvisazioni del navigatore.
Grazie a tutti a domani

3^ giorno

      Giornata monotona e noiosa. 830 km di trasferimento tra Annecy e Calais tutti in una autostrada tipica francese: noiosa!!!! Una distesa di campi gialli appena trebbiati e verdi ancora in crescita. Per il resto il nulla assoluto. La foto, l’unica che ho fatto, dice tutto. Solo una targa curiosa inglese che ho provato a fotografare, ma con insuccesso spronava chi seguiva con un DAI 3 GAS. Purtroppo è venuta mossa e non si legge nulla, ma per farla bene avrei dovuto “dare gas” e tanto. Meglio soprassedere.
Insomma la giornata è stata fatta di 200 km, sosta… 200 km sosta… ecc. Alla fine verso le 20 sono arrivato in campeggio e montata la tenda, spiluccato qualcosa, mi godo un meritato riposo. Domani le bianche scogliere di Dover mi attendono, un altra tappa lunga e finalmente sarò in Scozia. Per oggi questo è tutto.
Come sempre grazie della compagnia e buonanotte. A domani 

4^ giorno

      Sveglia e si riparte alla destinazione di Calais (appena 12 km) Imbarco verso l’Inghilterra dove mi accolgono le bianche scogliere di Dover e un tempo discreto. Ancora niente giacca e si prosegue in direzione York (437 km) dove arrivo intorno alle 18 ora locale. Un po’ di apprensione per la guida a sinistra e le rotonde contromano. Ma chi glielo dice a questi qui che il resto del mondo guida prevalentemente dall’altra parte??!!
Comunque scorre tutto bene senza intoppi e con qualche rallentamento intorno Londra, ma facilmente superabile grazie anche alla gentilezza dei conducenti che si spostano per farti passare in mezzo. Proprio ora inizia a diluviare!!!! Appena in tempo direi. E direi pure che la scelta di andare oggi in un B&B è stata azzeccata.
Domani se il tempo lo permette, giretto alla fortezza di York (un ottimo consiglio di una grande motociclista oltre che splendida persona) e poi via verso Glasgow. Poche foto oggi ma c’era poco da vedere. Un piccolo inconveniente (già sistemato) mi ha privato oggi della GoPro (cinese) e non ho potuto fare le foto “al volo”. Per cui vi rimando a domani per qualcosa di più bello.
Grazie della compagnia e di tutti i vostri fantastici commenti. Mi spronate a scrivere. Vi abbraccio e buonanotte 

5^ giorno

      Dopo una notte di piovaschi e un risveglio con la pioggia, per fortuna il meteo ha decisamente cambiato in meglio e le nuvole hanno lasciato il posto al sole, pur rimanendo sempre intorno a ricordare la notte trascorsa. Caricata la moto e fatta una bella colazione, mi avvio verso il centro rivestendo quei panni da turista per me inusuali, come ben sa chi mi ha seguito l’anno scorso. Una bella città, almeno il centro storico, con tante viuzze e costruzioni antiche. Le mura e la porta da cui si intravede la cattedrale. Grande, imponente, quasi ti sovrasta incombendo sulla piccola piazza antistante. L’edificio gotico più grande del Nord Europa con una vetrata che ti sorprende per le sue dimensioni enormi, la più grande al mondo dell’epoca medievale. Non entro per la troppa gente in fila e mi dirigo verso la fortezza, o meglio verso quello che rimane della fortezza. Una lunga, ripida scala mette in risalto il fatto che il prossimo inverno dovrò fare un bel po di attività fisica. Ma la fatica e il fiatone vengono ripagati una volta in cima da una vista spettacolare di tutta la città. Qualche foto e mi rimetto in cammino verso la moto. 380 km mi separano da Glasgow ed in mezzo c’è una bella sosta da fare.
Riparto e dopo 190 km arrivo in una delle fortezze costruite dai romani lungo il Vallo di Adriano nel II secolo d.c. e che corre da costa a costa per 125 km quasi lungo il confine della Scozia. Purtroppo non c’è rimasto granché, probabilmente a causa del riutilizzo del materiale di cui era fatto il muro e i vari forti, ma è sempre per me emozionante toccare le pietre che 1900 anni fa altre mani hanno posizionato lì. È quasi un viaggio emotivo nel tempo pensare alle persone che hanno vissuto, combattuto, costruito in quello stesso punto dove ora mi trovo io. Fantastico! Mi perdo come sempre nelle mie fantasie, ma il tempo vola ed è già ora di ripartire. Risalgo sulla mia Enterprise e dopo una 40 di km su una stradina che seguendo l’andamento delle colline, intervalla salite e discese, alcune dolci, altre decisamente più ripide, in un lungo rettilineo che traversando le verdi campagne scozzesi, costellate di pecore e mucche, mi riporta sull’autostrada verso Glasgow.
Finalmente arrivo e mi sistemo. Un giretto per il centro, la cena e via a scrivere il diario. Finora il tempo mi ha assistito, ma ho paura che Giove pluvio voglia ricordarmi che lui c’è !!! Domani le previsioni sono pessime. Vedrò come affrontare la giornata.
Come sempre grazie della compagnia e buonanotte 

6^ giorno

      Tutto procede bene e tranquillo. Anche i Klingon sembrano essersi tranquillizzati…. Forse sono entrato troppo nella parte.
Allora, ieri sera un giro al centro di Glasgow per fare qualche foto notturna. Oggi colazione molto abbondante e giretto a Glasgow molto veloce perché Giove Pluvio mi ha dato giusto il tempo di caricare la moto, prima di ricordarmi, con un sonoro acquazzone, che il tempo lo comanda lui. Comunque non è durato molto ed ho avuto modo di visitare almeno l’antica cattedrale medievale di San Mungo. In realtà è rimasto il titolo onorifico di cattedrale, ma quella attuale è più recente ed è quella di Sant’Andrea. San Mungo è il più bel esempio di architettura gotica scozzese del XII secolo ed è l’unica ad essere sopravvissuta intatta dopo la riforma. Una bellissima cripta conserva le spogli del santo di cui porta il nome e dalle magnifiche vetrate entra una bellissima luce che illumina la navata. Ma la bellissima luce presto si spegne e mi rendo conto che è giunto il momento di ritornare alla moto e ripartire prima che ricominci il diluvio. Diluvio che puntualmente arriva alle porte della città, ma fortunatamente ho già preso l’autostrada ed è meno fastidioso. Sarà così tutto il giorno, pioggia alternata a sprazzi di sole, ma con una temperatura che non fa mai oltre i 17 gradi. Attraverso il Trossachs National Park costeggiando il Loch Lombond e le sue acque che riflettono il paesaggio sovrastante. Arrivo quindi in prossimità del mare, laddove la costa si frangia e permette all’oceano di insinuarsi nelle terre verdi. Qui durante una sosta per fotografare il panorama, inizio a chiacchierare con due ragazzi francesi. Si parla del viaggio, di moto (entusiasti per la mia), selfie di rito e riparto. Mi fermo ancora per fotografare un piccolo castello (ma quanti ce ne sono) e arrivo sotto l’ennesimo temporale al Eilan Donan Castel o più noto come il castello di Highlander. C’era in programma una visita e qualche foto, la pioggia battente mi fanno desistere. Proverò domani visto che comunque l’albergo è a una ventina di km e ci passo davanti per il giro di domani. Arrivo quindi in albergo e per fortuna smettere di piovere e posso scaricare la moto con tranquillità. Prendo possesso della camera, doccia calda e cena tipica. Anche oggi tanti panorami bellissimi anche se con un po’ di tensione per la guida su strade non proprio belle e con tanta pioggia. Però tutto è bello!!! Vi lascio con qualche foto e grazie di venire con me in questa avventura. Buonanotte a domani 

7^ giorno

      Ne resterà soltanto uno. Così recitava Christopher Lambert in Highlander. E non potevi farmi sfuggire il castello che ha fatto da set al film. Una leggera pioggerella sveglia la mia mattina. Colazione e subito partenza. Sarà una giornata piena. Parto con quasi il sereno, ma dopo pochi minuti mi tuffo in un acquazzone che mi fa temere per le sorti della giornata. Invece passa abbastanza in fretta e non ci sarà un bis nel corso di tutto il giorno. Arrivo quindi al Eilean Donan Castle, un bel castelletto sul mare teatro delle riprese del film. Il castello, che è sempre abitato, mi dà un po’ la sensazione di un artefatto. Forse troppo restaurato e poco originale. Forse troppo “oggetto turistico”. Ma un certo fascino comunque lo conserva, non fosse altro che per la posizione scenica veramente mozzafiato. Il mare e le montagne incorniciano questo piccolo isolotto collegato con la terraferma da un piccolo strategico ponte. Non ha certo una destinazione “militare” ma solo abitativa. Comunque bello. Esaurito il tour e fatte le foto e un video con la suggestiva cornamusa suonata da un ragazzo in kilt, riprendo la strada e mi dirigo con un timido sole, verso l’isola di Skye. Attraversato un ponte spettacolare che collega l’isola alla terra ferma, risalgo la costa orientale godendo di una vista mozzafiato. Purtroppo il troppo traffico e la strada non proprio agevole rendono faticosa la guida. Interi tratti di strada sono ad una sola corsia con degli slarghi ove potersi incrociare. L’attenzione è massima, la velocità veramente ridotta. Però quello che si vede è difficile da raccontare. Sulla destra in basso, il mare con le rocce che formano pareti verticali, dalle quali si gettano cascate alimentate da laghi sulla sinistra. La forza della natura è tangibile. Quella stessa forza che ritrovi nella vegetazione, costretta a rimanere bassa per salvarsi dal vento sferzante e dal freddo. Eppure su adatta e sopravvive all’impossibile. Case sparse qua e là isolate nella campagna e ti viene da chiederti “perché?”. Perché abitare qui, nel nulla, con enormi disagi. Beh a volte invidio queste persone per la semplicità della loro vita, libera da tanti pesi inutili che a volte opprimono. È una domanda che rimane senza risposta. Intanto qualche pioggerella arriva e passa, un po’ di nebbia rende tutto più ovattato, e un vento, un vento forte, teso, freddo mi costringe a tenere saldamente la mia Enterprise. Completo il giro dell’isola e ritrovo il paesino di Portree già attraversato all’andata. Mi fermo per il pranzo (sono le 16,30!!!) e qualche souvenir. Riprendo la strada e dopo poco vedo le indicazioni per una distilleria verso la quale mi dirigo. Arrivo però in ritardo di 10 minuti ed è ormai chiusa. Peccato. Si è fatta ora di ritornare in albergo. Ripercorro a ritroso la strada dell’andata, guardando gli scenari che prima mi lasciavo di schiena. Tante pecore nei pascoli, ma nessuna traccia degli Highland Cow, le mucche col pelo lungo, di cui ho rubato una foto su internet. Peccato spero di trovarle prima o poi.
Rientrato stanco ma soddisfatto e dopo la cena mi dedico a voi, lasciandovi le note del mio viaggio nel quale vi porto con me.
Grazie della compagnia e come sempre a domani e buonanotte 

8^ giorno

      Oggi una giornata piena e ricca di emozioni. Di buonora lascio l’hotel con saluti, baci e abbracci da parte dei proprietari. Raramente ho trovato persone così gentili e disponibili, con le quali più di una volta abbiamo riso per i miei goffi tentativi di parlare inglese e divertendoci poi a fare conversazioni col traduttore di Google.
Mi avvio quindi in questa mattina in cui il meteo promette bene e punto la rotta verso Applecross, una piccola penisola affascinante. Devo dire che la strada dopo un po’ diventa impervia, ma la rimpiangerò poi nel corso della giornata perché ne troverò molto peggio. Appena comincio ad addentrarmi nella penisola, diventano tangibili i tormenti geologici di questa regione, subìti nei tempi primordiali, quando dall’eurasia si staccava quello che sarebbe diventato il continente americano formando quello che oggi è l’oceano Atlantico. Grandi formazioni basaltiche testimoniano le violenti eruzioni che hanno modellato il territorio e della quali sono ben visibili ancora i segni. L’unica strada che percorre la penisola segue il tormentato territorio con saliscendi anche piuttosto pronunciati. Ma i panorami che si scoprono ad ogni curva sono maestosi, resi ancora più intensi dalle nubi frastagliate nel cielo sereno e dal mare azzurro che fa da contrasto al verde delle montagne. Certo il tempo ha fatto la sua parte regalandomi un po’ di cielo sereno e di sole.
Tante soste per contemplare il panorama è fare foto. Ma anche per godere di una pace e un silenzio raro. Poche le macchine in giro. Anche per un quarto d’ora non si incontra nessuno. Si cammina tutti piano rispettandosi quando ci si incrocia e aspettando pazientemente che arrivi e passi che viene incontro. Ci si saluta e ringrazia ogni volta. Anche questo ti distende. In pieno relax godo delle visioni che si succedono negli appena 20 km di strada ed arrivo in fondo la strada, dove mi accoglie un piccolo gruppo di case che si affaccia sul mare. Ne approfitto per prendere un caffè (ottimo!!!) e fare due passi lungo la riva. Splendido.
Ma il tempo a disposizione si esaurisce in fretta e riparto in senso contrario per ritornare sulla strada principale che poi mi condurrà a Strathy.
Percorrendola a ritroso scopro ancora nuove inquadrature del panorama che ovviamente non avevo visto all’andata Devi dire che raramente ho percorso una strada così bella.
Riconquista la strada principale, finalmente a due corsie, vado in direzione di Ullapool. Il miraggio della strada larga svanisce presto e non lo ritroverò che per brevi momenti. Ci vuole molta pazienza e attenzione, ma soprattutto tempo. E così alla fine per fare 200 km ci metterò quasi 6 ore. Sosta per un fantastico “coso” di pesce leggermente affumicato e patate fritte, i soliti due passi per sgranchirsi e riprendo la strada. Comincio a percorrere una stradina che attraversa le Highland interne. Anche qui una grande varietà di paesaggi. Le montagne ricoperte da un velluto verde, appena macchiato di piccolo boschetti, vallate rigogliose con fiumi e laghi, fitti boschi di conifere. Qua e là qualche casa. Ma nulla di più. E pecore!!!! Tante pecore. E anche una decina di Highland Cow, le mucche con la frangetta. Però troppo lontane da fotografare.
Intanto la strada si stringe fino a far passare a malapena una macchina. E le pecore in strada. E il ghiaino e il fango. Insomma non è proprio come andare in autostrada. Si aggiunge anche un leggera pioggia a completare le difficoltà. Ma con calma e attenzione porto a termine anche questa tappa e alle 19,30 arrivo finalmente in hotel. 11 gradi la temperatura. Riscaldamento al massimo, doccia, cena e anche oggi mi godo il meritato riposo. Domani una piccola tappa lungo questa che è la parte più settentrionale delle Highland. Spero di vedere tanto ma purtroppo le previsioni sono di pioggia. Vedremo. Per ora vi ringrazio tutti per essere stati qui con me e vi auguro la buonanotte. A domani.

9^ giorno

      Ecco qui: tutta la pioggia che non ho preso finora, arriva oggi…. tutta insieme. Avrei dovuto percorrere una bellissima strada panoramica sulla costa di questa penisola, la più a nord della Scozia, e vedere spiagge, scogliere, strapiombi, magari anche i delfini e le foche, e, perché no, qualche sirena che dalla riva mi faceva l’occhiolino!! E invece ho visto solo pioggia battente, nebbia impenetrabile, vento gelido sempre di traverso qualsiasi direzione percorressi (ma perché??). Insomma altro che sirena!!!! 180 km di inferno. Praticamente impossibile vedere qualcosa. Solo la mia immaginazione vedeva le scogliere e i dirupi della costa il cui profilo di scorgeva tra la nebbia. Ma era troppa la tensione e la concentrazione sulla guida, per le forti folate di vento e la pioggia, che non era possibile distrarsi un attimo. All’ora di pranzo arrivo alla meta è mi rifugio in un ristorante in attesa di poter entrare in hotel. Alle 15 mi presento grondante alla reception elegante di un albergo di golfisti e vengo guardato con un po’ di diffidenza dai proprietari dei Porche parcheggiati fuori. Booking a volte ti fa offerte che ti portano in posti chic a prezzi bassi. Comunque prendo possesso della camera e mi rilasso cercando di asciugare tutta l’attrezzatura fradicia di pioggia.
Poco quindi da raccontare oggi e neppure una foto. Mi spiace. Vedrò di rifarmi nei prossimi giorni. Una piccola nota triste: il supporto della GoPro e definitivamente defunto in mille pezzi e non potrò più fare foto al volo mentre cammino…. peccato.
Come sempre grazie della compagnia che mi fate e vi auguro una splendida notte. A domani.

10^ e 11^ giorno 

      Problemi “tecnici” mi hanno impedito di scrivere il diario ieri. Recupero oggi. Il sole dopo la tempesta! Alzato di buon ora scopro che la notte di pioggia ha lasciato il posto a una giornata più serena. All’orizzonte si vedono ancora nuvole nere minacciose, ma il meteo mi dà buone speranze. È così sarà per tutto il giorno. Una tiepida temperatura di 18 gradi e un sole un po’ timido mi accompagneranno durante il trasferimento ad Edimburgo. Riprendo la strada e scorro nuovi panorami. Abbandonate le distese spesso deserte delle Highlands, mi trovo a percorrere una strada che si srotola in mezzo a boschi e laghi, attraversando graziose cittadine più vive ed abitate di quelle trovate nell’alta, impervia Scozia. Qui mi fermo ad Inverness per dare un’occhiata. La cittadina tranquilla ed ordinata, mi ispira a fare una piccola passeggiata a piedi. Trovo un ottimo caffè, una bella austera cattedrale ed un gabbiano curioso indifferente della mia presenza. Riparto quindi in relax alla volta di Edimburgo. Le strade mano a mano che avanzo, diventano sempre più “strade” e quelle disastrose attraversate nei giorni scorsi sono ormai un ricordo. Una doverosa sosta in una delle innumerevoli distillerie che incontro per strada e nel primo pomeriggio arrivo dove mi sistemo in uno splendido campus universitario. Mi trasformo in turista e mi butto nella mischia del sabato nel centro di Edimburgo. Una città tutto sommato piccola e concentrata in una strada centrale di un miglio che va dal castello all’Holyrood Palace, residenza ufficiale di sua Maestà. Il Royal Mile è un nastro di acciottolato di un km e seicento metri, su cui si affacciano una grande quantità di edifici storici. Peccato per la troppa calca turistica che rende difficile anche solo camminare. La sfortuna vuole di essere incappato anche nella Royal Edinburgh Military Tattoo, una enorme parata di milizie scozzesi, inglesi e di tutti i paesi del Commonwealth e altre nazioni. Una cosa che si svolge ogni anno nell’ambito del festival di Edimburgo che si svolge durante tutto il mese di agosto, raccogliendo una quantità di persone veramente esagerata. Sinceramente non sono cose che amo e fuggo subito in zone meno affollate della città. Nel frattempo ricomincia a piovere…. molto seriamente. Un violento temporale si abbatte sulla città e quasi spazza via buona parte della gente nelle strade. Ne approfitto per mangiare qualcosa, vedere un esibizione entusiasmante di percussionisti e ritorno al campus a dormire.
Oggi ancora visita della città, forse un po’ meno affollata di ieri, con una continua, fastidiosa, incessante pioggia. Domani lunga tappa in direzione Londra dove mi fermerò qualche giorno per incontrare un gruppo di amici.
Per ora vi saluto e come sempre vi ringrazio della compagnia. Buonanotte a domani.

12^ giorno 

      Di nuovo il sole. Dopo un intero giorno e tutta la notte di pioggia, oggi finalmente vedo un po’ di azzurro nel cielo e compare anche il sole. Fatta una abbondante colazione in questo splendido campus, carico la moto e mi parto con destinazione Londra. Solito bisticcio col navigatore. Google Map mi dice che dovrò fare 630 km, il navigatore 770!!!! Ovviamente lascio sbraitare la “simpatica” vicina del navigatore che continua a lamentarsi perché non seguo le sue indicazioni. Ma alla fine risparmierò 140 km seguendo Google. La strada è piacevole con morbidi saliscendi che seguono il profilo delle colline. Il paesaggio è vario, con la campagna intervallata e folti boschi. Arrivo al confine scozzese e mi fermo per fare la foto che non avevo potuto fare all’andata. E così saluto definitivamente questo splendido paese che mi ha regalato tante emozioni.
Proseguo verso Londra e poco dopo rientro in autostrada e ricomincia la monotonia. Qualche goccia di pioggia ma niente di più. Arrivo quindi ben contento di aver risparmiato tanta strada e mi sistemo in un altro campus universitario, decisamente meno bello di quello lasciato a Edimburgo. Subito riesco e incontro degli amici sardi che vivono qui. Giretto turistico serale e cena in ex mercato riadattato. Quindi un po’ stanco mi avvio verso il letto. Domani e i giorni seguenti saranno dedicati a una doverosa visita della città in pieno stile “turista”.
Grazie a tutti della compagnia e buonanotte. A domani.

13^ giorno 

      Il giro di boa. Oggi inizia la seconda metà del viaggio e sinceramente non so ancora bene cosa farò nei prossimi giorni. Nulla di programmato. Solo qualche opzione ancora da valutare, compresa quella di andare alla cieca dove mi porta il sentimento. Una bella giornata tiepida di sole mi fa iniziare io mattino di buon umore. Incontro gli amici e subito una splendida colazione in una fantastica pasticceria. È inutile: per conoscere i posti giusti bisogna viverci. Quindi ci avventuriamo verso il caotico centro di Londra dove mi attende una scoperta inaspettata e insospettabile. Dopo aver attraversato strade congestionate dal traffico, dove è difficile muoversi anche in moto, finalmente parcheggiamo le moto e ci immergiamo in un altro caotico flusso: quello dei turisti che da soli o peggio in gruppi numerosi, si spostano come mandrie impazzite da un monumento all’altro, cercando di collezionare il massimo punteggio di quelli visti. Mi faccio sospingere con rassegnazione in questo fiume umano e vedo il castello con la famigerata torre di Londra. Mi accosto al Tamigi e non posso che contemplare la bellezza del Tower Bridge che si staglia maestoso in un cielo azzurro e bianco di qualche innocente nube. Bene. Fin qui quello che ogni turista, anche il più improvvisato, fa una volta a Londra. Ma chiedo io cosa c’è di più? La mia splendida guida, consapevole che non amo la folla e gli scontati percorsi turistici, ha in serbo per me una sorpresa. Ci lasciamo alle spalle il ponte e proseguiamo verso la Dockland ai più sconosciuta. È una zona dove gli antichi Docks sono stati risistemati e trasformati per lo più in abitazioni o locali molto carini e i canali anch’essi risistemati, sono diventati delle tranquille passeggiate. Sembra assurdo che a poche centinaia di metri scorra il caos di macchine d persone. Qui è silenzio e tranquillità. Il sole e l’aria fresca complici di una splendida, rilassante passeggiata. Assaporo ogni singolo passo. Si parla sottovoce quasi a non voler turbare il silenzio d la pace che regnano. Tutto sembra meno che di essere in una città di 12 milioni di persone. Ritemprato da questa pace, sono pronto a rifare il turista e, tornati indietro, si attraversa il Tamigie si fa una lunga passeggiata fino al Millennium Bridge, non senza prima aver preso un fantastico gelato dagli amici (italiani) della mia guida. Un’altra camminata e si riprendono le moto per una direzione veramente turistica/incasinata: Camden Town. Zona ricca di mercatini, negozietti, locali per mangiare e soprattutto GENTE!!! Tanta gente. È quasi difficile camminare per la calca, ma anche questo è folclore e…. perché no? Si cena qui ottimamente e ci si saluta per rivederci domani. Grandi camminate oggi e belle visioni che cerco di trasmettervi con qualche foto che poco rendono quello che ho visto e vissuto. Domani? Non lo so. Per ora dormo stanco ma contento di aver scoperto anche un’altra Londra. Grazie di essere stati con me anche oggi e buonanotte. A domani.

14^ giorno 

      Tipica giornata londinese e quindi pioggia intervallata da pioggerella. Moto ovviamente ferma e si gira con la metro, la TUBE come si chiama qui. Purtroppo siamo obbligati a stare in luoghi chiusi e quindi dopo la solita splendida colazione alle 12 (3 paste è un cappuccino) andiamo in un negozio di giocattoli di 4 piani!!!! Beh anche il nostro bambino va curato. Inutile dire che c’è di tutto. Anche di più. Portato via con la forza, diamo un’occhiata ad altri negozi molto interessanti come Lego, TWG ma soprattutto M&M. Approfittando di una pausa della pioggia, ci spingiamo a Coven Garden e poi girelliamo passando per Soho ed il quartiere cinese, Piccadilly, Carnaby Street e la zona dei teatri. Però la pioggia non dà tregua e così alle 18,30 ceniamo e si ritorna a casa. Almeno recupero la stanchezza delle camminate di ieri e di oggi. Insomma una giornata un po’ vuota, ma va bene così. Mentre si girava, pensavo dove andare quando sabato ripartirò da Londra. Ho due o tre mete in mente, ma volevo farei gioco con voi. Visto che ormai da un po’ mi seguite e vi considero miei compagni in questo viaggio, lancio un contest: dove vorreste che il viaggio proseguisse? Vediamo…. magari potrei seguire i vostri consigli!
Così sarete ancora più partecipi di questo viaggio. Grazie per avermi tenuto compagnia anche oggi e buonanotte.

15^ giorno 

      Buon ferragosto. È quasi obbligatorio anche se solo in Italia si festeggia. La mia Enterprise comincia a lamentarsi dell’inattività e anche io. Continuo a fare il turista, ma oggi un bellissimo incontro ha allietato la mia giornata. Laura e Massimo, anche loro a Londra, mi hanno fatto passare una splendida mattinata, chiacchierando e passeggiando sotto un cielo quasi sereno con una temperatura gradevole. E quindi con loro la salita al Tower Bridge, per me una piacevole novità. Quindi una passeggiata fino a St Paul’s e poi ci siamo salutati. Bella giornata. Ancora un po’ di giri nella city finanziaria e poi rientro al campus per un po’ di relax. Giornata molto piacevole con la compagnia di cari amici. Domani ultimo giorno a Londra. Poi partenza per…. ancora non è deciso ed il contest è sempre aperto. Grazie di avermi tenuto compagnia anche oggi e buonanotte. A domani.

16^ giorno 

      Beh in questi giorni la navigazione è stata un po’ deludente. Diciamo che ho preso una pausa di riposo anche se poi ho camminato da una parte all’altra senza sosta. Però ho avuto modo di salutare persone che non vedevo da un po’, di incontrare splendidi amici e scoprire cose di Londra per me sconosciute e molto apprezzata. Oggi purtroppo la pioggia non ha mai smesso di cadere a tratti anche copiosamente, rendendo la giornata un continuo spostarsi sotto terra alla ricerca di luoghi chiusi da visitare. E così ci siamo spinti prima a visitare uno splendido tempio induista e poi fino a Greenwich a dare un’occhiata all’antico Greenwich Market. Non potevamo sottrarci alla scoperta dell’osservatorio e della rituale foto del meridiano zero, quello da cui tutto comincia e l’Est e l’Ovest si incontrano e si volgono le spalle. Qualche curiosità nel museo e poi una cosa inattesa e sconosciuta anche a chi mi ha fatto da guida. Un tunnel pedonale che attraversa il Tamigi. Lungo 504 metri passa sotto il fiume ad una profondità di quasi 20 metri e collega le due rive del fiume. Danneggiato durante la seconda guerra mondiale, è stato restaurato e riaperto nel 2012. Emozionante!!!
Tornati in superficie, un grande veliero ci sovrasta, ma anche la pioggia cade copiosa e quindi decidiamo di procedere verso casa non senza prima aver consumato la cena in un locale molto particolare. Realizzato utilizzando vecchi container, una vasta struttura ospita una grande varietà di “produttori di cibo” di tutte le specie. E allora pakistani cucinano cinese, i cinesi fanno la pizza, indiani fanno cucina messicana e così via. Quello che però è certo è che è tutto buonissimo!!! Molto conviviale, consumiamo la nostra cena su grandi tavolate. Alla fine ci si saluta. La mia sosta a Londra è giunta al termine. Domani, spero col sole, si riparte. Destinazione??? Beh la vittoria è stata di Monica che per prima ha consigliato Stonehenge. Sarà quindi la volta di Bath e poi giù verso la Cornovaglia. Ma tutto questo lo vedremo nei prossimi giorni. Per ora come sempre vi ringrazio per avermi seguito anche oggi e vi auguro una buonanotte. A domani.

17^ giorno 

      Finalmente si riparte. La sosta a Londra forse è stata troppo lunga per i miei gusti, ma il piacere di vedere tanti amici è stato più grande. La giornata è tiepida e un timido sole combatte con le nuvole ancora minacciose, ma alla fine avrà la meglio. L’uscita dalla metropoli è un po’ caotico, anche perché è sabato ed il week end promette bel tempo. Pazientemente mi allontano dalla città e ritrovo la campagna. In breve guido su di una strada piacevolmente ondulata, seguendo il profilo delle colline. Traverso campi verdi intervallati da fitti boschi. In lontananza si vedono paesini sdraiati sul verde quasi a volersi riscaldare dopo i giorni di pioggia. I boschi si diradano ed il profilo delle terre verdi diventa vasto ed ondulato. Il traffico aumenta fino a congestionarsi, segno che sto per arrivare a destinazione: Stonehenge. Ed infatti ecco in lontananza l’inconfondibile silhouette del cerchio di pietre. Lunga fila per fare il biglietto e un pullman in pochi minuti mi porta al cospetto del monumento. Ero già stato qui a Stonehenge anni fa, fuori stagione turistica e con una pioggerella tipica che non aveva certo aiutato a gustare la visita. Oggi il sole contrastato dalle nubi sempre più diradate, mi ha regalato un quadro diverso, scenico, a tratti anche drammatico. Però devo confessare che, come la volta precedente, non ho goduto di emozioni particolari. Forse perché essendo l’archeologia una materia che mi piace, lessi molto sul sito di Stonehenge. E anche questa volta ho rinfrescato i punti più salienti e discussi su questo, secondo me, maltrattato monumento. Maltrattato perché si può considerare come un “falso” d’autore. Giusto due cenni. Intanto la datazione: inizio nel 3100 a.c. fine nel 1600 a.c. Credo che in 1500 anni forse ci abbiano messo le mani in tanti e con scopi forse diversi. Allineamento con la linea del solstizio. Certamente oggi è allineato, ma 5000 anni fa la linea del solstizio era orientata diversamente a causa della precessione dell’asse terrestre. Purtroppo quasi nessuna delle pietre si trova nella posizione originale. Più volte sono state spostate per seguire questa o quella teoria. Ecco un altro punto. Le pietre nel 1600 erano quasi tutte in terra. Sono state raddrizzate, consolidate con calcestruzzo e piantate in terra intorno al 1800. E poi mi chiedo: e le altre pietre che fine hanno fatto?? Si perché se i modelli fossero giusti, di pietre ne mancano parecchie e intorno non c’è traccia nemmeno di un loro riutilizzo come spesso accade. Mi pare che l’unica vera meraviglia di questo sito è essere riusciti a trasformarlo in una miniera…. d’oro!! Comunque qualcosa di speciale ci deve essere per forza. Perché 5000 anni fa delle persone si sono prese la briga di trasportare da oltre 30 km questi macigni? Per non parlare delle pietre più piccole che arrivano da una cava a 300 km. Evidentemente avevano un’idea ben chiara di cosa fare e del posto in cui farla. Purtroppo non sapremo mai tutto questo che resterà per sempre avvolto nella nebbia della magia. La mia opinione personale è che non sia mai stato realmente finito, ma forse solo appena abbozzato.
Bene. E dopo questa lunga, forse troppo, digressione su Stonehenge, riprendiamoci la nostra Enterprise e proseguiamo il nostro viaggio. Mezz’ora di strada ed arrivo nella splendida Bath. Antica città di terme fondata dai romani (di questo siamo certi) è il più importante centro termale dell’Inghilterra. Con piacere ho rivisto anche questo luogo, ma, a mio avviso, troppo affollato. La vidi fuori stagione ed era molto più gradevole. Qualche foto di rito, un gabbiano vanitoso che pare godersi delle foto dei tanti turisti. E si riparte. Ormai la giornata volge al termine. È ora di trovare una sistemazione. Un simpatico B&B nella cittadina di Williton mi accoglie. Servirà da trampolino per la giornata ricca di panorami di domani. Quindi…. vi aspetto. Buonanotte a tutti. A domani 😘

18^ giorni 

      Che giornata meravigliosa!!Veramente tante belle cose viste e tante belle emozioni. Andiamo con ordine. Prima di tutto devo ringraziare Laura che per prima mi ha consigliato la Cornovaglia. Spesso nei miei viaggi mi ha dato prezioso consigli, ma questo supera ogni aspettativa. Poi Alberto e Leonardo per i posti splendidi visti e che vedrò.
Lasciata quindi stamattina la Casa Bianca (eh sì non è da tutti dormire alla Casa Bianca 😂) ho subito incontrato uno dei tanti castelli della Cornovaglia e mi sono poi diretto verso la costa con l’intenzione di fare circa 300 km. Bene! Ne farò poco più della metà. Abbandonate le strade principali, imbocco una stradina costiera che subito si inerpica sulla costa alta a picco sul mare. È uno scenario che nessuna parola e nessuna immagine possono descrivere. Bisogna vivere questo spettacolo che la natura ci regala. È un continuo fermarmi a guardare e fare foto. Il vento, forte, costante, che nel tempo ha segnato insieme all’oceano questa costa, mi sferza sulla faccia con tutta la sua forza e indifferenza. La vegetazione bassa e i pochi alberi piegati e martoriati da questa forza incessante. E il mare, sotto la spinta di questo vento, si scaglia infuriato contro le pareti a picco della costa, continuando a flagellare la roccia per conquistare lo spazio. È tutto fantastico. Se dovessi dare retta al mio istinto, mi fermerei ogni attimo, perché ogni attimo cambia tutto. Sei lì che quasi passi sul bordo a strapiombo sul mare, quando dopo una curva ti ritrovi immerso in un fitto bosco che scende rapido come la strada, quasi a volersi tuffare in quel mare impetuoso. Fai una salita e, lasciandoti il bosco alle spalle, ti ritrovi in una piana di dolci colline verdi dove una pecora mi guarda con indifferenza. E i campi verdi sono delimitati da recinzione di siepi alte verde scuro che rendono il paesaggio ancora più più morbido. E poi di nuovo la scogliera. La pioggia e il sole si intervallano con una rapidità inconsueta. Se mai qualcuno verrà qui, non abbia fretta. Bisogna assaporare ogni metro percorso, perché è diverso dal precedente. Bisogna lasciare le strade principali e seguire i cartelli più nascosti. Così ho scoperto la Valley of the Rocks dove qualche mano gigante si è divertita ad impilare le rocce in montagnette dell’equilibrio apparentemente precario. Se verrete qui siate curiosi, perché tutto si vede, ma molto bisogna scoprirlo.
Una cosa certo non nascosta sono le rovine del castello di Tintagel. Il castello, del quale restano poche e disordinate rovine, è di epoca medievale, anche se recentemente sono stati ritrovate tracce di un insediamento romano (e figurati se possono mancare!!). La leggenda vuole che qui sua stato concepito Re Artù e una iscrizione ritrovata recentemente, darebbe valore alla leggenda. Quello che impressiona è il luogo dove il castello sorgeva. Uno spuntone di roccia a strapiombo sul mare collegato da un ponte al promontorio. Anche oggi il ponte, ricostruito, è imponente. Immaginiamo quello originale. Lo spettacolo che si gode dal rudere, è grandioso. Una parete quasi verticale che si tuffa in una insenatura dall’acqua verde, delimitata intorno da scogliere con grotte inaccessibili con l’alta marea. E il mare, il vento fortissimo, i colori, le onde contro le rocce. Ti toglie il fiato. Estasiato e piuttosto sfatto da un camminata in salita breve, ma ripidissima, torno alla moto dove chiacchiero con una coppia di Padova anche loro in moto. Ci scambiamo percorsi, racconti, emozioni. Loro rientrano e io, in direzione opposta, cerco di guadagnare un po’ di strada, perché sono le 17 e ne ho fatta veramente poca. Lascio allora con tristezza la costa per trovare strade più corte e veloci. Un centinaio di km e mi trovo una sistemazione in un alberghetto sul lungomare di Penzance da dove domani partirò per raggiungere la fine delle terre. Spero vi sia piaciuta questa giornata così come è piaciuta a me. Grazie della compagnia e vi aspetto domani. Buonanotte 

19^ giorno

      Si va alla fine delle terre!!! Land’s End. Come tutta la costa occidentale della Cornovaglia, anche qui la forza del mare sovrasta le terre costringendole a ritirarsi con dritti dirupi. Il paesaggio è fantastico. A ben donde gli antichi pensavano che le terre finissero proprio qui è che oltre questa distesa furiosa di mare blu, non ci fosse altro che il baratro. In fondo erano i primi terrapiattisti.
La giornata piacevole con un fresco sole, mi permettono di ammirare tutto lo splendore di questo luogo. Cammino un po’ allontanandomi dalla gente. Mi appoggio di schiena ad una roccia intiepidita dal sole e mi perdo nella vastità del paesaggio. Torno alla realtà incuriosito da strane rocce accatastate alla rinfusa sul pendio scosceso di un promontorio. Non capisco se siano i resti di qualche costruzione oppure solo rocce “strane”. Cammino per avvicinarmi e vedere meglio. La natura è pazzesca!! Enormi massi squadrati sono in bilico uno sull’altro. Sarà la stessa mano che ha disposto le rocce nella Valley of eh Rocks???
Ritorno sui miei passi e mi avvio verso la mia Enterprise e riparto per andare alla scoperta di nuovi luoghi. Arrivo a St Michael Mount, copia ridotta dell’omonima Mont Saint Michel francese. Più piccola e con una fortezza al posto dell’abazia francese. Qualche foto, ma la quantità di persone che traversano la strada che unisce l’isolotto alla spiaggia, mi fanno desistere dal visitarla. Riprendo la strada e iniziò a tornare indietro sulla penisola passando dalla costa orientale. Più riparata dal vento Atlantico, anche le acque sono più miti e la costa si permette di essere meno impervia. Le ripide scogliere qui permettono a vaste spiagge di sopravvivere per la gioia dei bagnanti, anche se per raggiungerle bisogna fare delle camminate belle lunghe in discesa all’andata, ma decisamente in salita al ritorno. Mi accontento di vederle dall’alto. Guardo il cielo. L’azzurro diventa sempre meno presente e rapidamente i bianchi ciuffi delle nuvole lasciano il posto a banchi di minacciose nuvole scure che presto mi sovrastano. Avevo in programma altre fermate, ma capisco che se resto in zona mi bagnerò. Quindi prendo la decisione di rientrare velocemente verso Dover e chiudere questa splendida avventura su questa terra così varia e bella. Abbandono definitivamente le stradine che per tante volte ho percorso e che mi hanno regalato delle visioni splendide, e prendo l’autostrada che dopo 570 km mi porterà a dormire a Dover. Arrivo tardi e stanco e trovo riparo in un hostel dove crollo incurante delle condizioni precarie della struttura. La foto della porta del bagno fa capire la situazione. Rimando la scrittura del diario ad oggi. Più fresco e riposato, mi rilasso sulla nave che mi riporterà sul continente. Ma questa è un’altra storia. Come sempre grazie della compagnia e di tutti i vostri commenti. Buona giornata.

20^ giorno

      Quindi siamo agli sgoccioli. Questa mattina mi sveglio abbagliato dal sole che riempiva ma camera alle 5 !!! La sottile tendina alla finestra era praticamente trasparente. Provo e riprovo a dormire ma poi desisto. Colazione e via all’imbarco. Alle 9,30 sono sulla nave e a mezzogiorno dall’altra parte. Nel frattempo ho anche perso un’ora del fuso orario. Lasciando il porto saluto le scogliere candide e vederle così nette, dritte, mi fa pensare a una gigantesca torta alla panna alla quale sia stata tagliata una grossa fetta. Faccio le foto che non sono riuscito a fare all’andata. Sbarcato, prendo subito l’autostrada che dopo 1440 km mi porterà a casa. Poco da dire. Tutto molto noioso. Solo nel pomeriggio mi accorgo di qualcosa che non avevo notato. Finora ho visto panorami di terra il cui colore dominante, se non l’unico, era il verde. Tutte le tonalità e sfumature, ma sempre il verde. Ora mi guardo intorno e vedo il giallo ora dei campi appena mietuti, il giallo dei campi di girasoli, i verdi campi di granturco, i campi rossi della terra appena rovesciata, qualche boschetto qua e là, verde scuro, il bianco di casette sparse sulle colline. Insomma non è che sia poi così monotono. Non fosse per questo lungo nastro dritto e nero di asfalto, farebbe anche piacere gironzolare. Quindi…. niente da fare. Dritto e annoiato passo il giorno in autostrada e solo la musica mi fa stare sveglio. Alle 7 metà strada è fatta. Mi fermo mangio e scrivo queste righe. Domani altri 700 km e dormirò nel mio letto. Grazie di essere con me. Buonanotte a domani.

21^ e ultimo giorno 

     Epilogo titoli di coda e ringraziamenti. Oggi la meta era facile e ben conosciuta: casa. Me la prendo un po’ comoda e alle 10,30 con un sole frizzante, mi metto in viaggio. Poche le note interessanti. Tra queste il mio amato Monte Bianco, zona di tante mie vacanze estive di bambino. Ogni volta per me è un’emozione. E anche se ci sono già passato all’andata, è un piacere rivederlo oggi. E poi con il sole!!! Merita una foto. Altre cose salienti non ce ne sono a parte la dipartita del navigatore della moto a Courmayeur. Forse i miei improperi sono andati a segno questa volta. Poco male, tanto la strada la conosco bene. Piano piano che avanzo la temperatura sale e io mi spoglio. Passerà da 16 gradi a 34 in un batter d’occhio. A Roncobilaccio un pioggerella mi saluta (grazie ne ho prese già tante) ma serve solo a rinfrescarmi un po’. Arrivo quindi alla base e ormeggio la mia Enterprise al suo molo. Anche questa missione è conclusa. Fedele e senza incertezze mi ha scorrazzato per 7600 km sulle strade più disparate e a volte disperate, col caldo, freddo, pioggia e vento. Cosa porto a casa? Sicuramente un ombrello comprato per disperazione a Edimburgo. Porto le immagini e le emozioni di posti incantevoli. Paesaggi forti, duri, colline morbide, scogliere a picco sul mare ribollente. Castelli, case, vie, città, monumenti, storia. Sono tantissime le cose viste e le sensazioni provate e le porterò sempre insieme a tutte quelle dei miei viaggi.
Ringraziamenti. Beh la Enterprise è già stata citata. Ringrazio le tante persone che ho conosciuto in questo viaggio e con cui ho parlato con quel poco di lingue che conosco. Ringrazio i luoghi che sempre gentilmente mi hanno accolto. Ringrazio il tempo tutto sommato abbastanza clemente. Un po’ di pioggia l’ho presa ma quello era in conto. Ringrazio chi mi ha fatto scoprire una Londra fuori dagli schemi dei turisti. Ringrazio gli amici che ho incontrato e che mi hanno fatto star bene. Ma soprattutto ringrazio voi. Mi avete tenuto compagnia durante tutti questi giorni. Mi avete consigliato dei posti splendidi da vedere. Mi avete sempre spronato a rendervi partecipi delle mie giornate. Siete sempre stati con me. E per questo quando mi hanno chiesto:

“Ma viaggi da solo?”

Ho sempre risposto

“No viaggio con i miei amici “

E incuriositi mi chiedevano

“E dove sono?”

Allora sorridendo e portando una mano al petto rispondevo

“Qui”

❤️

——- FINE ——-